Facebook può sostituire il blog?

 

Tesi: il profilo personale su Facebook è ormai pronto a sostituire il blog personale.

Ciò può avvenire perché:
◐ Facebook è push e non pull, quindi i nostri contenuti passano sul feed delle notizie dei nostri lettori (che non devono venirsele a cercare sul blog). Ciò fa sì che non sia richiesto un atto volontario per venirci a leggere.
◐ In virtù di ciò, i nostri post su Facebook sono più letti e ottengono più commenti della maggior parte dei post sui blog piccoli (che non hanno una media di 600 lettori).
◐ Commentare su Facebook è più facile, immediato e richiede meno impegno (il login è automatico, la soglia psicologica al commento è più bassa).
◐ Il like – che non esiste sul blog – e il reshare con un click rappresentano azioni a costo zero per il lettore ma un alto valore di gratificazione per lo scrivente.
◐ Facebook integra nella timeline e consente la gestione di gallery fotografica personale, preferiti dell’autore, informazioni e risorse selezionate in modo più semplice e immediato di un blog.

Antitesi: Facebook per sua natura non può sostituire completamente un blog personale.

◑ Facebook non trasmette lo stesso senso di luogo, di ambiente personale, di proprietà e appartenenza dei contenuti di un blog.
◑ I contenuti su Facebook hanno una vita (permanenza sul feed delle notizie) molto più breve, e un algoritmo su cui non abbiamo il controllo totale definisce cosa vediamo e cosa no.
◑ Facebook non ha i feed, quindi non possiamo aggregare i contenuti altrui (tranne che usando le liste, che sono poco usate).
◑ Su Facebook i contenuti si contendono uno spazio finito, quindi popolarità e successo di un contenuto ne determinano la visibilità.
◑ Le limitazioni nella formattazione dei post su Facebook non sostituiscono quella di un blog (i link possono essere postati solo per esteso, c’è un limite pratico a una foto e un link per post).
◑ L’accesso ai nostri contenuti è precluso a chi non appartenga alla nostra rete sociale approvata, non è indicizzato dai motori e non sono disponibili statistiche.
◑ Facebook non ha un archivio mensile né le categorie dei post (e forse dovrebbe averli). Lo spazio dedicato sulla timeline a informazioni personali, amici ecc ruba troppo spazio al contenuto.

 

editor

Trova i tuoi stalker su Facebook: la mezza bufala di fine 2012

Sta girando parecchio un post che ripropone un trucchetto, molto discusso già mesi fa, che consentirebbe di visualizzare l’elenco dei follower che visitano più frequentemente il nostro profilo Facebook.

Il tutto parte dall’analisi del codice sorgente del profilo Facebook, che può essere effettuata da chiunque con un browser evoluto (su Chrome: tasto destro -> visualizza sorgente pagina). Una volta aperto il codice della pagina del proprio profilo, con CTRL-F si cerca la stringa “OrderedFriendsListInitialData“, che è seguita da una lunga lista di numeri.

Quei numeri sono codici che corrispondono ai profili dei nostri amici: incollandone uno per volta nella barra degli indirizzi del browser dopo https://www.facebook.com/ è possibile visualizzare i profili degli utenti che – secondo la teoria – sarebbero i più frequenti visitatori del nostro profilo, in ordine decrescente di maggior frequenza di visite. Secondo l’interpretazione, sarebbero quelli tra i nostri amici che vengono regolarmente a visitare il nostro profilo, si presume per interesse nella nostra persona.

Facebook ha già dichiarato più volte che non è così (è il genere di funzione che può facilmente generare frizioni sociali e problemi relazionali, cose che in Facebook sono attentissimi a evitare) ma anche non volendosi fidare, ci sono elementi che fanno pensare che l’interpretazione di quei codici come “i nostri stalker” non sia così attendibile.

Il codice presente in una pagina solitamente serve a generare qualcosa in quella pagina, e non c’è nulla sul nostro profilo che indichi i visitatori più frequenti: c’è invece un riquadro che mostra una selezione dei nostri amici. Quei codici potrebbero essere i dati di origine del riquadro Amici (e della pagina a cui si accede cliccando visualizza tutti), in cui compare sì una selezione dei nostri contatti, ma senza una correlazione diretta al numero di loro visite sul nostro profilo.

Secondo altri si tratterebbe di una “preparazione” degli amici di cui è più probabile che desideriamo ricercare il profili e contenuti, precaricati nel codice della pagina per velocizzare la ricerca.

Comunque sia, probabilmente quella selezione di utenti è frutto dell’algoritmo Edgerank – quello che determina quali contenuti ci vengono mostrati e quali no – applicato alle amicizie. Le foto degli amici che vengono mostrate sono presumibilmente una selezione tra gli identificativi utente dei nostri “migliori amici”, una lista prodotta dall’algoritmo che, come nel caso dei contenuti, è ottenuta pesando e incrociando una quantità di fattori diversi, tra cui le page view, i commenti, i like e in generale le interazioni reciproche tra persone. E’ probabile che il tagging sulle foto e negli eventi abbia un peso molto forte sull’algoritmo.

Lo stesso nome della variabile (“OrderedFriendsListInitialData“, cioè qualcosa che suona come “dati iniziali della lista degli amici in ordine”) lascia intuire che si tratti di una base dati usata per ordinare una lista di amici.

Per gli elementi che abbiamo a disposizione, la lista di contatti presente nel codice sorgente del nostro profilo non rappresenta le persone che lo visualizzano più spesso, ma una selezione secondo criteri sconosciuti di amici con cui abbiamo particolari affinità, derivate dal fatto che spesso interagiamo con i loro contenuti, e loro con i nostri.

Potrebe essere semicorretto affermare che si tratta di una lista di affinità elettive (o se non altro più elettive della media) in base alle interazioni che avvengono tra persone, e in particolare attraverso i contenuti che le persone esprimono. Quindi non è del tutto sbagliato affermare che tra quelle persone probabilmente ci sono quelle a cui piacciono di più i nostri contenuti, ma ci sono interazioni che esprimono un valore qualitativo della relazione (il like, il commento) e azioni più “quantitative” (il tagging, la presenza negli stessi luoghi): nessuna di queste rappresenta necessariamente un interesse affettivo, tantomeno un’intenzione di stalking).

La cosa veramente interessante però non è l’algoritmo o il suo funzionamento, quanto l’interesse che ha suscitato e le fantasie che ha scatenato. Ancora una volta una modalità di interazione “nuova” conferma una caratteristica umana “vecchia”: tutti desideriamo piacere, tutti siamo interessati a sapere a chi piacciamo, il bisogno di essere apprezzati e amati è una caratteristica fondamentale e un bisogno primario della natura umana.

 

foto di gopal1035 da flickr