Perché la bici è il capro espiatorio della rabbia urbana

 

E’ un po’ che accumulo statistiche sugli incidenti stradali e le violazioni del traffico in contesto urbano per documentare una teoria: che nonostante molti automobilisti considerino i ciclisti un elemento pericoloso del traffico in città – forse addirittura più pericoloso delle auto – in realtà le bici hanno un ruolo quasi irrilevante sulla scarsa sicurezza delle nostre strade.

Le vere vittime della strada sono i pedoni, e lo sono a causa della velocità delle automobili, soprattutto in città (ogni settimana sulle strade perdono la vita 11 pedoni, nell’ultimo anno (2012) sono state 589 le vittime e oltre 20mila i feriti).
Ma siamo tutti ANCHE pedoni, quindi potenziali vittime delle automobili. Mi stupisce come molti non sembrino avere la consapevolezza della pericolosità di una tonnellata di lamiera lanciata a più di 50 all’ora in città. Sul perché ciò avvenga la mia teoria è che l’automobile, separando l’umano dal mondo esterno attraverso lamiere e lunotto, ne ottunda sottilmente i sensi, facendo percepire come meno reale al guidatore ciò che si trova al di là del lunotto.

Ma lo spiega meglio di me questo pezzo scritto da Carl Alviani, giornalista di National Public Radio, integrando dati statistici e un elemento a cui non avevo pensato: l’automobilista demonizza il ciclista perché ha paura di un nuovo modello di spostamento che si oppone a quello tradizionale a motore, a cui è abituato e i cui difetti accetta o rifiuta di vedere. Il ciclismo è la minaccia del nuovo e del diverso, e come ogni modello disruptive è accolto con scetticismo e ostilità.

Riassumo in pochi punti il pezzo, che vi consiglio di leggere cercando di evitare lo spirito maligno che ci pervade tutti, ciclisti e automobilisti, quando parliamo di biciclette in città. Alviani sostiene che il tema del ciclismo urbano sia controverso e generatore di conflitto quanto la questione israelo-palestinese.

Tesi n°1: Il ciclismo in città è pericoloso sia per il ciclista che per gli altri.
Confutazione: Dopo quasi 25 milioni di chilometri percorsi, Citibike, il bike sharing di new York, non ha ancora causato una singola vittima tra ciclisti o pedoni. Tra il 1999 e il 2009 negli USA sono stati uccisi da veicoli a motore 59.925 pedoni, mentre le bici hanno causato 63 vittime. 63 è lo 0,1% di 59.925, mentre le bici sono usate per l’1,6% degli spostamenti.

Tesi n° 2: I ciclisti violano le regole del codice della strada più degli automobilisti. 
Confutazione: per quanto sia difficile portare statistiche sulle violazioni non sanzionate, la probabile verità è che i ciclisti violano regole DIVERSE (per esempio passare col rosso, o i contromano) ma che la loro violazione di quelle regole ha un impatto inferiore sulla sicurezza stradale (come dimostrano i dati sulle vittime citati sopra). In Oregon ciclisti si fermano completamente agli stop solo il 7% delle volte, mentre gli automobilisti solo il 22%, ma quale dei due comportamenti è complessivamente più pericoloso per la cittadinanza?

Tesi n° 3: Gli automobilisti odiano le bici perché interferiscono con un sistema a cui sono abituati.
La spiegazione che Alviani dà dell’avversione degli automobilisti per il ciclismo è: l’odio irrazionale di un sistema che si vede messo in discussione. Una forma di cecità selettiva di matrice culturale impedirebbe all’automobilista di vedere le continue violazioni delle regole del codice che le auto commettono continuamente, dal non fermarsi alle strisce pedonali al non usare le frecce. L’automobilista spesso dà per scontate queste violazioni (nel contesto di una specie di patto sociale tra automobilisti, aggiungo io) ma la sua mente registra ogni singola violazione compiuta da un mezzo diverso da quello a cui è abituato. Uno studio del 2002 rivela la tendenza dell’automobilista a considerare le infrazioni dei ciclisti come causate da inettitudine o sconsideratezza, ma non altrettanto le stesse infrazioni causate dagli automobilisti.

I dati dimostrano quindi che nella società, costituita per la maggior parte di automobilisti, esiste una stereotipizzazione negativa del ciclista, una cecità selettiva che causa un pregiudizio infondato nei confronti della bicicletta, che è invece il mezzo di trasporto più sicuro e sostenibile e – per ragioni ambientali e di costi del carburante – il futuro quasi inevitabile di chi oggi guida un’auto.

La soluzione, dice Alviani, è di fare usare di più la bicicletta agli automobilisti, perché abituarsi al suo uso contribuisce a riequilibrare il pregiudizio culturale e la percezione della sicurezza e della sostenibilità del mezzo.

                Disclaimer: quando parlo di “automobilisti” non mi riferisco a una tribù nemica e misteriosa. siamo tutti automobilisti, pedoni e almeno qualche volta ciclisti. alcuni del comportamenti che attribuisco agli automobilisti in questo post sono comportamenti che vedo in me stesso quando sono al volante.

 

Why Bikes Make Smart People Say Dumb Things di Carl Alviani

4300363909_aec0a62b2b_o

 

 

7 commenti su “Perché la bici è il capro espiatorio della rabbia urbana”

  1. Condivisibile. C’è un altro aspetto che ha dell’assurdo. Spesso gli automobilisti credono che i ciclisti intralcino il traffico, lo rallentino ecc. Molte volte ci si sente urlare così, sulle strade di Milano.
    Eppure basterebbe ragionare un po’ per capire che una bici in più al posto di un auto agevola il traffico, diminuisce le code, aumenta le probabilità di parcheggio per le auto stesse.
    Pensiamo se tutte le bici in giro fossero automobili…
    Quindi a rigor di logica ogni volta che un automobilista trova sulla sua strada un ciclista dovrebbe ringraziarlo: “grazie che c’è meno coda, grazie che mi fai trovare parcheggio”.

  2. io devo dire che rarissimamente ho avuto occasione di litigare in strada con automobilisti, o anche solo di essere stato poco rispettato. la mia esperienza è che l’intolleranza degli automobilisti verso i ciclisti si esprima molto più a parole quando non sono al volante che coi fatti quando ci sono.

    la cosa che mi infastidisce di più è l’intolleranza verbale in situazioni sociali, quasi faccia figo essere intolleranti verso gli altri da parte di gente che mai si sognerebbe di esprimere intolleranza verso altre categorie, e il fatto che l’automobilista sembra esibire rispetto al ciclista quella che ritiene essere una generosa pazienza, non dovuta, mentre come dici tu io sono un’auto in meno, e di ciò non mi aspetto sia grato, ma almeno lo riconosca.

  3. Sono d’accordo con quanto detto sopra. Personalmente, non ho mai avuto problemi con i ciclisti; io li rispetto e loro rispettano me. Punto e basta. Come diceva il signore dell’ultimo commento, non sopporto l’intolleranza verso una o l’altra categoria (automobilista o ciclista) e meno che mai accetto che uno schifo di politico si permetta di obbligarmi a fare que che vuole lui. Credo nel rispetto della singola individualità che va protetta sopra ogni cosa anche nei riguardi della massa o dello stato. Libertà assoluta per tutti. Ciclisti ed Automobilisti nel pieno rispetto.
    Ostilità per ogni forma di stato etico.

  4. Ormai la cosiddetta Società cerca continuamente capri espiatori. Il ciclista fa parte della catena e per rimanere a questa categoria, l’automobilista ignorante si sente superiore in virtù delle dimensioni del suo mezzo. Ma se sulla sua strada trova una trebbiatrice che avanza a 15 km orari come si comporta? A voi la parola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.