Àl Mèni: le rivoluzioni culturali passano anche per la cucina

Àl Mèni è una manifestazione riminese di street food ad altissimo livello ideata dallo chef Massimo Bottura e fortemente voluta, come solo lui sa fortemente volere, dal sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Il ristorante La Francescana di Bottura, 3 stelle Michelin, è appena stato giudicato da The World’s 50 Best Restaurants il miglior ristorante al mondo.

Scrivendone non sono obiettivo: a me Àl Mèni piace tanto. Mi piace perché sono un foodie che ha sbagliato mestiere, e quello che fanno i cuochi vorrei saperlo fare – o almeno poterlo fotografare e raccontare – io. Àl Mèni mi permette di mangiare piatti ideati, progettati e realizzati da chef stellati ai massimi livelli senza prenotare con quattro mesi di anticipo, senza dovermi vestire apposta e stare seduto composto per tre ore a un tavolo mimando espressioni di elegante apprezzamento alla presentazione dei piatti.

Sono un modenese volgare e mangio una spuma sifonata di mortadella distillata sous-vide con lo stesso entusiasmo con cui addento una salsiccia: sempre di maiale si tratta, la divinità non ufficiale di una società laica e animista. Ne apprezzo il sacrificio e lo venero in entrambe le manifestazioni.

Il concept : nella piazza in cui sorge il Grand Hotel, centrale nella storia del turismo riminese, un tendone che richiama la passione di Fellini per il circo (La Strada, Luci del varietà, i Clown, il finale di 8 1/2) ospita una grande cucina professionale e un team di cuochi provenienti da ristoranti stellati di tutto il mondo, che sfornano a turno assaggi dalle 10 di mattina a notte fonda.

Una quota fissa per il bicchiere, refill a pagamento da una notevole selezione di vini di qualità, e voucher da 5€ che danno diritto a un assaggio. Quattro assaggi, due calici di vino e hai mangiato “alla Bottura” spendendo come in un bar in spiaggia. Sopratutto, hai mangiato piatti progettati e realizzati con un ingegno e una tecnica che, se sei appassionato di cucina, puoi solo ammirare con stupore.

Quindi, una cucina d’élite in una manifestazione di massa in un luogo popolare: qui c’è il nucleo dell’idea originale del team Bottura-Gnassi che ha colto e trovato la soluzione a uno dei problemi della cucina della nostra epoca.

Sempre più la grande cucina si allontana dalla massa. Non solo per proprie scelte di elitarismo e di marketing, ma anche per ragioni tecniche: l’accelerazione dell’evoluzione tecnologica oggi consente di dare sfogo alle creatività più estreme, e genera un fenomeno simile all’avvento dell’arte astratta: il commensale comune non riconosce più il linguaggio della cucina moderna.

Questo avviene in particolare in una terra – e qui sta il genio di farlo a Rimini – composta di province con una forte identità gastronomica, e altrettanta rigidità sulla tradizione culinaria: Modena e Rimini sono i due poli di una gastroautarchia emiliano-romagnola in cui ci sono dieci modi diversi, uno per provincia, di fare la stessa pasta ripiena, e dovunque tu vada quello “giusto” è solo quello locale. È il paradosso della conservatorismo romagnolo: una terra così esposta a invasioni, influenze, visite da mezzo mondo che ha trovato la sicurezza in un ricettario immutabile: il pesce qui è solo rustida o fritto, da sempre.

Per questa ragione deve essere qui, per questo è proprio il riminese, tradizionalmente un popolo sfollato che ha vissuto e interiorizzato grandi sofferenze in tempo di guerra, che in qualche modo ancora valuta il cibo per quanta parte del piatto riempie o per quanto è simile a quello che cucinava sua nonna: proprio lui ha bisogno di uno shock. Àl Mèni è la rivoluzione culturale mascherata con riferimenti rassicuranti, la tradizione del tendone che cela l’innovazione. Fellini sous-vide, gelificazione della Riviera, circo molecolare.

Il messaggio è portare nel luogo della tradizione la creatività estrema, la visione di una cucina che si fa arte e, come è necessario per l’arte, genera uno shock culturale e si apre alle influenze globali, con cuochi giapponesi, francesi, svedesi, austriaci, portoghesi, australiani. Che costringe Rimini ad aprire l’unica porta che aveva tenuto chiusa: quella della cucina. E aprire al diverso, far entrare influenze e idee nuove in un settore centrale nella vita sociale italiana come il cibo, fa evolvere un paese, è un investimento nel futuro.

 

bottura gnassi BN

Buone ragioni per andare alla Molo Street Parade e cose da fare quando sei là

Beh, la Molo Street Parade è un affare strano, perché pensi che sia un concerto e la affronti come tale, però quando ci arrivi scopri che non è un evento ma un processo, un nastro di possibilità che costringe a esplorazioni e scelte, come quando vai al bar e c’è la vetrina dei cornetti che non sai mai se dentro c’è la marmellata o la Nutella.

In un un serpentone di DJ set suonati a bordo di 12 pescherecci lungo un chilometro di porto c’è sempre qualcosa che – lo senti – sta succedendo da un’altra parte, il che all’inizio ti spiazza e ti costringe a spostarti continuamente da una barca all’altra. Presto sei sudato come un russo e capisci che non è la strategia migliore. Poi a un certo punto intuisci più o meno la zona in cui ti piace stare e diventi stanziale – anche perché dalle 22 in poi la ressa è tale che scordati di poter andare da qualunque parte.

Ma la Molo non è solo stare davanti a una barca a ballare, ci sono un sacco di altre cose che si possono fare, soprattutto se ci vai presto e la vivi come un’intera giornata invece che solo una serata.

Per esempio ti può capitare di girare nel piazzale del porto molto presto nel pomeriggio, quando i tecnici montano e provano i sound system e i baristi preparano i chioschi. Lì, oltre all’incognita di improvvise bordate di pura violenza sonora che ti fanno la riga ai capelli, può capitarti di fare quattro chiacchiere con la gente che lavora, il che è sempre interessante. E si sa che dove c’è gente che lavora è pieno di umarelli in bicicletta che guardano e fanno commenti. Anche con loro c’è sempre da far chiacchiere, e non si fanno certo pregare per raccontarti le robe dei loro tempi.

Però puoi anche prendertela comoda e sederti sulla spiaggia libera – o sederti al bar del porto a prendere un aperitivo – ascoltando in sottofondo la musica di intrattenimento che le barche suonano nel tardo pomeriggio. Oppure fare la cosa più classica del porto di Rimini: l’aperitivo con la posta del sol al Rock Island.

Poi la Ruota, naturalmente. Che non sarà l’idea originale del decennio, ma ha rappresentato da subito un punto di riferimento fondamentale nella skyline bassa e uniforme di Marina Centro. Almeno una volta, lo sanno tutti, un giro sulla ruota va fatto, e la Molo Street Parade è una delle migliori occasioni per farlo. Consigliato il tramonto per romanticismo, o il momento di massima affluenza (dalle 22 in poi) per godere della vista dall’alto dei serpentoni di gente che si allungano sul lungomare e su via Destra del Porto.

Ovviamente mangiare la piadina con i sardoni, che senza godi solo a metà? Anche solo per vedere quelle decine di metri di griglie sfrigolanti e il fumo unto e azzurrino di cottura del pesce azzurro che si alza lentamente nella luce del tramonto, che sembra di stare in Apocalypse Now, e il tutto evoca un girone dantesco. Hell’s Kitchen.

Cuoche e pescatori, poi, sono un concentrato di romagnolità che vale da solo il viaggio. Soprattutto in quell’oretta prima di cena in cui i pescatori scaldano le griglie, preparano i sardoni, bevono vino, e le azdore cuociono le piade e preparano i contorni e i piatti, e si sfottono a vicenda in romagnolo stretto da una parte all’altra della strada.

I tecnici del suono e i paraphernalia del live. I palchi, le console, i macbook, le tastiere e i mixer, le strutture per le luci, gli impianti del CO2 per i fumi, tutta l’attrezzatura tecnologica e meccanica dei DJ set che viene issata a bordo, montata e provata a due metri da te per la gioia degli umarelli e dei fan di Come è fatto.

I volontari delle ambulanze, che sono presenti ma non li noti mai, che sono pronti a qualunque evenienza però sperano di non dover fare niente per tutta la sera. Ma ci sono, stanno in piedi in un angolo e stanno sobri per noi.

Ma anche i DJ, le star della serata che alla fine sono quelli che fanno ballare, la ragione originale per cui siamo qui, che mettono in prima linea la loro professionalità e spesso aprono per altri più famosi, sotto al sole, coi display in piena luce e in condizioni di lavoro decisamente non ottimali.

Ma soprattutto, perdonate la nota sentimentale, tutti voi e tutti noi, a chi viene per ballare e a chi viene per baciarsi, a chi capita quasi per caso con la famiglia o gli amici al pomeriggio per fare un giro in bici sulla ciclabile, poi finisce per fermarsi a cenare a piada e sardoni e sedersi sul muretto a bere birra e godersi il tramonto e finisce a ballare fino all’una di notte, e torna a casa stanco, sudato e forse un po’ più felice.

A chi fa tutto questo e sta sereno.

 

Stai sereno alla Molo Street Parade

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La Molo Street Parade è al Porto di Rimini, sabato 28 giugno, dalle 18 all’1.

 

La ciclabile sul lungomare di Rimini

I miei complimenti al Comune di Rimini: i lavori per la nuova ciclabile dal Porto a Riccione sono cominciati e procedono in fretta, e la soluzione trovata sembra ottima.

Il tratto di Marina centro da transitabile in doppio senso per le auto passa a senso unico, la carreggiata è stata divisa in modo da ricavare una sola corsia per le auto, un parcheggio in diagonale e, sul lato mare, una ciclabile ampia a doppio senso che non ha rubato spazio al marciapiede, quindi garantendo la separazione tra pedoni e cicli. E’ così che si rende vivibile un lungomare.

ciclabile

È una soluzione che sarà moto gradita dai ciclisti riminesi, che sono tanti e appassionati; anzi per quanto in corso d’opera la ciclabile è già usata da centinaia di ciclisti ogni giorno (forse non dovremmo, ma dà troppo gusto).

Bravi. Prossimo passo: la chiusura totale alle auto :D

qui la news del Comune

qui il progetto tecnico