non ho paura della morte: ho paura del tempo.

L’uomo tecnologico ha un passato da demiurgo e un futuro da profugo: se mai ci arriverà, al futuro, perché le sue migliori menti sono reietti in una società divenuta antiscientifica per reazione al disastro ambientale, e il piano di quel che resta della Nasa per salvare l’umanità ha un sacco di buchi da cui scorrono via quantità insostenibili di tempo: anni, decenni, forse millenni. E allora potranno salvarci solo le uniche forze in grado di viaggiare nel tempo e trapassare le dimensioni: la gravità e l’amore.

Sci-fi dal volto umano e di grande respiro, con un passo narrativo impeccabile, ideale conclusione di una trilogia di sci-fi escatologica: se Contact cercava Dio attraverso la Scienza e Mission to Mars trovava il Creatore nell’Alieno, Interstellar divinizza il Tempo e ne neutralizza la crudeltà attraverso l’Amore, la più umana delle emozioni.
Da vedere.

 

Interstellar