c’è questa cosa che non scrivo più sul blog e pensavo fosse perchè oggi scrivo molto di più sui social media, che sono molto più interattivi e conversazionali: hai azione-reazione immediata, sono più veloci, sono push quindi ti leggono di più, ti commentano di più eccetera. pensandoci bene, però, ho il sospetto che non si tratti solo di una sostituzione ma anche di una questione di inibizione, che c’entrerebbe, quella sì, col leggere sui social media.
perché ora grazie a un feed di facebook attentamente calibrato, grazie a aggregatori intelligenti come feedly e pulse e circa e zite e medium e flipboard*, grazie alle liste su twitter e grazie ai feed su netvibes e feedly, grazie alle app di agenzie e editori come al jazeera e reuters, in ogni momento ho accesso a una quantità di contenuti freschi e di qualità a un click di distanza che solo 3 anni fa era impensabile.
intendiamoci: the verge, salon, the atlantic, slate, esquire esistono da anni e li leggo da anni. ma il numero di testate, la frequenza dei contenuti di qualità che producono, la facilità di accesso in ogni momento, è aumentata un bel po’. e il fatto che questi contenuti mi vengono spinti contro non mi infastidisce: il sovraccarico informativo è un problema solo se non sai gestire l’informazione in entrata.
alla fine, forse è solo che preferisco impiegare il mio tempo a leggere pezzi di qualità allo scrivere minchiate.
però dovrei ricominciare, e forse lo farò, perchè a smettere di scrivere si perde l’abitudine a scrivere, quindi si scrive peggio, si legge peggio, si parla peggio, si pensa peggio.
*il mio magazine su flipboard lo trovi qui